La diffusione dell’automobile è certamente stata il volàno per lo sviluppo industriale di tutto il mondo occidentale. Persino la crescita urbanistica dei primi del ‘900 ha tenuto conto, in Europa come negli Stati Uniti, di questo mezzo di trasporto che ha modificato il Dna delle nostre città. In particolare negli USA, il sistema di automazione progettato da Henry Ford già intorno al 1913, portò ad immaginare l’utilizzo dell’automazione anche nella gestione e nel parcheggio delle auto. Come? Con gli ascensori. In quegli anni si iniziò dunque a progettare veri e propri “hotel per automobili” in cui i mezzi si spostavano verso l’alto proprio grazie ad efficienti ascensori.
La proposta di questa tipologia di garage apparve per la prima volta su “Popular Mechanics” nel dicembre 1921: il sogno era un edificio di auto completamente autonomo che funzionasse da solo, senza la necessità di un intervento umano.
Un ambizioso progetto aveva ovviamente come location New York, in particolare all’angolo nord-est della 61esima Strada e della Ninth Avenue a Manhattan dove si trovava un alto grattacielo in mattoni in stile Art Déco. Proprio qui, infatti, sorgeva il mitico Kent Garage uno dei due garage automatici che Milton A. Kent fece erigere alla fine degli anni ’20 e all’inizio degli anni ’30.
Qui gli addetti al parcheggio si prendevano cura dell’automobile del cliente e la conducevano fino ad un ascensore che le trasportava allo slot designato, esattamente come alcune biblioteche gestivano, tanto all’epoca quanto oggi, l’archiviazione dei libri.
L’auto soprattutto negli Stati Uniti divenne un’ossessione, un oggetto da mostrare oltre che da possedere. Come riportava Serhii Chrucky di Forgotten Chicago, “contrariamente ai parcheggi municipali costruiti nella maggior parte delle altre città del Nord America che sono spesso mediocri, Chicago ha eretto monumenti moderni all’automobile. Invece di nascondere i veicoli dietro una facciata di ispirazione classica, i garage di Chicago li mettono in mostra”.