La diffusione degli ascensori nel nostro Paese rappresenta un fenomeno che è difficile ignorare, proprio per i numeri che l’hanno accompagnata nel corso del tempo. Basti pensare al proposito che lungo il territorio peninsulare sono attualmente operanti più di un milione di ascensori, che affidano all’Italia un vero e proprio record a livello globale.
Se l’ascensore è ormai un portato della vita di ogni giorno, non molti sanno però come esso sia composto. Andiamo quindi a fare una conoscenza più approfondita di questo dispositivo tecnologico cui è affidato il trasporto verticale delle persone e delle cose in una miriade di fabbricati.
I componenti di un ascensore
Occorre a questo punto precisare come in definitiva gli ascensori rappresentino dei sistemi piuttosto semplici da descrivere, rendendo di conseguenza abbastanza facile riuscire a comprendere il modo in cui essi funzionino.
Il primo elemento da considerare è la cabina, che viene collegata a una fune/pistone e viene sollevata grazie a una spinta che può essere elettrica o idraulica: nel primo caso l’ascensore viene definito elettrico, nel secondo oleodinamico.
Va poi ricordato l’argano, ovvero il macchinario delegato al sollevamento, a trazione elettrica, il quale provvede a trasmettere il movimento di salita o discesa desiderato dagli utenti. Nel caso di un sistema oleodinamico, la salita della cabina viene però resa possibile per effetto della pressione esercitata dall’olio sui pistoni, che provoca la conseguente estensione del cilindro, provocando l’innalzamento dell’argano. La discesa, invece, avviene per effetto della gravità e la caduta che ne risulta viene ancora una volta controllata dalla pressione dell’olio.
Naturalmente occorre ricordare poi il motore, che differisce a seconda del tipo di dispositivo adottato. Nel caso di un motore elettrico, esso deve essere posizionato, in cima all’edificio, da dove provvede a far girare una ruota attorno alla quale scorrono dei cavi di acciaio. Proprio ai cavi sono poi appesi da una parte la cabina e dall’altra un contrappeso (il quale solitamente deve pesare tra il 40% e il 50% più della cabina stessa). Nel caso dell’ascensore a trazione oleodinamica, il motore è invece posizionato in basso e provvede ad azionare una pompa, spingendo un fluido in un pistone, il quale va a sollevare la cabina, facendola salire al piano desiderato. Nella fase di discesa dell’ascensore, il pistone va invece a svuotarsi lentamente del fluido usato in precedenza.
Vanno poi ricordate in questa disamina:
1) le porte di piano automatiche, destinate a chiudere le aperture del vano di corsa e che consentono l’accesso sicuro degli utenti alla cabina dell’elevatore;
2) il quadro elettrico di manovra, cui spetta il compito di controllare e gestire l’impianto;
3) l’operatore porte, ovvero la macchina motrice che consente l’apertura e la chiusura delle porte della cabina dell’impianto;
4) l’arcata di cabina, la struttura metallica all’interno della quale è collocata la cabina e che scorre su apposite guide;
5) il limitatore di velocità, dispositivo di sicurezza il quale una volta che sia stata varcata una determinata velocità comanda l’arresto della cabina mobile;
6) le pulsantiere, che permettono la chiamata del dispositivo;
7) il telesoccorso GSM, grazie al quale è possibile avviare la procedura di allarme nel caso in cui si rimanga bloccati all’interno dell’ascensore;
8) il castelletto, un vano destinato ad accogliere la cabina e tutte le parti che provvedono a controllarne il movimento;
9) la centralina idraulica, la quale provvede a generare la pressione necessaria al fine di muovere la cabina dell’ascensore;
10) l’inverter, che va invece a modulare la frequenza di alimentazione del motore decidendone perciò la velocità in funzione del carico.