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Porte automatiche per ascensori: la normativa

In Italia esistono oltre un milione di ascensori. Come si può facilmente capire si tratta di un numero enorme, che ne fa il parco macchine più vasto a livello europeo, il quale rischia però di andare incontro ad un altro record, quello di più anziano in assoluto in ambito continentale.

Un primato non propriamente invidiabile, se si pensa che molti di questi impianti non riescono a dare vita ad un buon allineamento al piano, rischiando di diventare causa di incidenti domestici anche gravi. Anche la mancanza di cellule fotoelettriche rischia di avere conseguenze di non poco conto, considerato che può portare ad urti indesiderati e forieri di pericolo per gli utenti, in particolare quelli più anziani o gravati da problemi motori.

Considerato che a livello di Unione Europea il problema della eccessiva longevità degli ascensori è avvertito con grande forza, come dimostra l’entrata in vigore della direttiva numero 33 del 2014, il nostro Paese è quindi chiamato a fare uno sforzo di modernizzazione in tal senso, il quale dovrebbe partire dall’adozione di porte automatiche.

Perché adottare porte automatiche per ascensori

Sono proprio le esigenze di funzionalità, più ancora che quelle legate al rispetto della normativa esistente, a suggerire, ogni volta che sia possibile, l’adozione di porte di piano e di cabina automatiche, tipiche degli impianti di nuova concezione.

In questi casi, l’apertura delle porte di cabina è comandata direttamente dall’operatore, mentre le porte di piano vengono azionate da quelle di cabina tramite accoppiamento meccanico.

Si tratta di un processo in grado di assicurare notevoli benefici non solo in termini di funzionalità, ma anche di sicurezza, proprio perché operazioni importanti come l’allineamento al piano vengono automatizzate e sottoposte a standard di sicurezza notevolmente più alti, in grado di evitare così incidenti domestici.

Considerato come siano circa 100 milioni le volte che un numero indefinito di persone utilizza gli ascensori in Italia nel corso di un singolo giorno, si può capire facilmente l’importanza di adottare porte automatiche per gli impianti delegati al trasporto multilivello di persone e cose.

La normativa sulle porte automatiche per ascensori

tonda_panoA delineare il quadro relativo agli ascensori è in particolare il Decreto emesso dal Ministero dei Lavori Pubblici il 14 giugno del 1989, contrassegnato dal numero 236 e che andava ad attuare la Legge numero 13 dello stesso anno.

In base a quanto indicato dal provvedimento, le porte di cabina e di piano devono essere del tipo automatico e caratterizzate da dimensioni tali da permettere l’accesso alla sedia a rotelle, proprio per favorire le persone disabili.

Il sistema di apertura delle porte deve a sua volta essere dotato di un meccanismo idoneo, come ad esempio la cellula fotoelettrica o le costole mobili per l’arresto e l’inversione della chiusura, in caso venisse a verificarsi l’ostruzione del vano porta.

Naturalmente questo decreto andava ad inserirsi su una situazione preesistente, che vedeva una gran numero di impianti sprovvisti di porte automatiche, i quali quindi avrebbero dovuto essere adeguati, anche se in effetti non sussiste alcun obbligo.

A tal proposito occorre ricordare come a fissare su livelli esclusivamente volontari l’adeguamento degli impianti più vecchi abbia provveduto il D.P.R. numero 23 del 10 gennaio 2017, “Regolamento concernente modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, per l’attuazione della direttiva 2014/33/UE relativa agli ascensori ed ai componenti di sicurezza degli ascensori nonché per l’esercizio degli ascensori”.

Considerato come l’esecutivo abbia comunque affermato di voler definire in via esaustiva la questione, il problema potrebbe comunque porsi in un arco di tempo abbastanza ravvicinato, anche considerato che ben 700mila impianti sono antecedenti al 1999 e avrebbero quindi bisogno di essere aggiornati, come era stato ipotizzato proprio dalla direttiva europea del 2014 già ricordata.

Per chi fosse entrato comunque nell’ottica di un adeguamento, magari sfruttando all’uopo la possibilità offerta dalla detrazione del 50% che riguarda anche gli ascensori, occorre ricordare come la porta di piano possa anche essere del tipo ad anta incernierata, a patto di essere dotata di sistema per l’apertura automatica. In tutti i casi, comunque, le porte devono rimanere aperte per non meno di 8 secondi e il tempo di chiusura non deve essere inferiore a 4.

Le indicazioni ricordate sono in particolare finalizzate al superamento delle barriere architettoniche e la ratio che ha ispirate è finalizzata al migliore utilizzo possibile di spazi ed attrezzature da parte di una utenza molto ampia, nella quale sono compresi non solo coloro che utilizzano la sedia a rotelle, ma anche le persone anziane, le mamme col passeggino, le persone gravate da disabilità temporanea, i lavoratori dei trasporti chiamati ad operare all’interno degli edifici e altri.

Proprio per questo motivo sarebbe il caso, al di là degli obblighi imposti dalla legge, di procedere ad una attenta revisione della porta esistente nel proprio ascensore e di prevederne la sostituzione, ove il modello esistente non lo sia, con altra porta, ma stavolta di tipo automatico.