L’ascensore è uno dei “set” più utilizzati nella storia del cinema. Si tratta certamente di un non-luogo che “costringe” all’incontro, al confronto ed alla creazione di situazioni che da sempre sono state oggetto dell’attenzione degli sceneggiatori di tutto il mondo.
Fin dal 1926, l’ascensore fece la sua comparsa su pellicola: si pensi infatti alla scena con cui si apre il celebre “Metropolis”, capolavoro del maestro dell’espressionismo tedesco Fritz Lang. Persino i celebri Stanlio e Ollio cedettero alla tentazione di uno sketch in cabina come testimoniano ben due film: “Un salvataggio pericoloso” e “Agli ordini di sua altezza”.
Con il passare degli anni e la crescita tecnologica l’ascensore è sempre di più stato un protagonista, altro che comprimario. Sono veramente sconfinati gli esempi da citare: da “Mister Hula Hoop” in cui il giovane ascensorista Buzz sottopone a Norville una sua invenzione, la cannuccia pieghevole fino al classico: “Pretty Woman” in cui una seducente Julia Roberts mette in imbarazzo il facoltoso uomo d’affari, Richard Gere, sempre rigorosamente in ascensore.
Nel tempo sono letteralmente prolificate le pellicole in cui si è scelto di girare una scena (spesso diventata poi mitica) nella location mobile: “The Rocky Horror Picture Show” (l’apparizione del Frank-N-Furter con l’inquadratura che indugia sul tacco 12 che batte il tempo), “Una donna in carriera” (con Melanie Griffith che dice ad Harrison Ford: “Potresti anche non piacermi!” e lui: “Chi, io?? Noo”), “Il Diavolo veste Prada” (l’arrivo in ascensore della temutissima direttrice), “Ghostbusters” (in cui gli acchiappafantasmi ammettono di non aver mai verificato il funzionamento dell’equipaggiamento), “Matrix” (in cui il protagonista in una scena è addirittura sulla cabina)…
E In Italia? Anche qui la lista sarebbe molto molto lunga, tanto che ne basta citare solo uno, il mitico “Febbre da cavallo” (celebre una “mandrakata” di Montesano-Proietti che sfruttano un finto ascensore guasto per realizzare una piccola truffa)…